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  • Immagine del redattoreInnavoflora

Sapete usare il rame?

Avete mai sentito parlare di poltiglia bordolese? E di verderame? Probabilmente sì, perché il rame è un minerale dalla potente attività anticrittogamica: uccide quasi (tranne l’oidio o mal bianco) tutti i funghi parassiti delle piante, e per questo motivo viene utilizzato sia come curativo, a malattia conclamata, sia come preventivo perché isola la pianta trattata impedendo che le spore (“semi”) fungine attecchiscano.

È una sostanza naturale impiegata da secoli, ma la sua origine “non di sintesi” e la lunga tradizione d’uso non vogliono dire automaticamente che se ne possa abusare: un eccesso può letteralmente “avvelenare” le piante trattate, ma anche inquinare in maniera grave il terreno. Quindi, conoscere il rame è il modo migliore per impiegarlo correttamente e ottenere i risultati auspicati.


I tipi di rame

In libera vendita nei Centri di Giardinaggio si trovano alcuni prodotti commerciali a base in genere di ossicloruro di rame, meno tossico per le piante rispetto al sale puro di rame, acquistabile solo con “patentino”. C’è anche qualche preparato a base di poltiglia bordolese, data da solfato rameico + idrossido di calcio, più idonea a trattamenti sugli alberi da frutto e sulle piante legnose in generale. Tutti i prodotti a base di rame vengono comunemente chiamati “verderame”, che non è dunque una preparazione specifica, ma solo un nome corrente.

Per chi ha il patentino, esistono anche prodotti commerciali in cui sono miscelate diverse forme chimiche di rame (ossicloruro e idrossido), e altri in cui al rame sono affiancati princìpi attivi chimici di sintesi, così come formulazioni che vanno miscelate con calce: per prepararli bisogna essere molto accorti e coscienziosi (non per niente, serve il patentino per acquistarli).


Le formulazioni del rame

Gli anticrittogamici a base di rame non sono pronti all’uso: vanno sempre miscelati ad acqua rispettando scrupolosamente le dosi in etichetta. Quelli in formulazione liquida hanno in genere il tappo dosatore, che a volte vale anche per la formulazione in granuli idrodispersibili, mentre la formula in polvere bagnabile può avere il misurino dentro la scatola. Le prime due formulazioni hanno azione più rapida della polvere.

Attenzione: non tutti i prodotti a base di rame sono ammessi in agricoltura biologica. Dipende dalla quantità di rame e dalle altre sostanze eventualmente presenti: dovete leggere l’etichetta per appurarlo. Comunque i prodotti rameici in libera vendita sono quelli più leggeri e meno nocivi.


Come fare i trattamenti

Il rame si può spruzzare su tutti i tipi di piante che vivono all’aperto, preferibilmente durante l’inverno (piante legnose) quando mancano le foglie, che più facilmente possono essere danneggiate da alti dosaggi. In particolare pesco e susino non vanno mai trattati con rame quando hanno il fogliame.

Indipendentemente dalla formulazione, leggete sempre con cura l’etichetta, rispettando i dosaggi, i tempi (intervallo fra due somministrazioni o rispetto ad altri trattamenti), le modalità di distribuzione ecc. La polvere richiede una miscelazione accurata con un bastoncino di legno o di plastica perché si scioglie con più difficoltà rispetto ai granuli.

Infine, i trattamenti sul fogliame non vanno mai eseguiti sotto il sole caldo, perché il calore potenzia l’effetto fitotossico: durante l’estate è bene agire la mattina presto o la sera poco prima del tramonto.


Con attenzione all’ambiente

Il rame è un metallo pesante che, accumulandosi nel suolo, può nuocere agli animaletti del terreno, a partire dagli utilissimi lombrichi, soprattutto nei suoli acidi. Per questo motivo l’Unione europea ha stabilito quantitativi precisi di utilizzo, pari a 4 kg/ha/anno.

Inoltre, il rame a elevate concentrazioni può danneggiare anche gli insetti utili (coccinellidi, crisope, imenotteri, acari fitoseidi). Non è tossico per le api, mentre lo è per i pesci ed è poco tossico per i mammiferi. È infine tossico per la maggior parte dei vegetali se viene impiegato tal quale e non neutralizzato con idrossido di calcio. L’impiego dell’indispensabile rame deve quindi essere limitato allo stretto indispensabile e a basso dosaggio.

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